Un Interclub organizzato dal Rotary Ravenna Galla Placidia in cui si è ricordata la figura di Indro Montanelli

Pubblicato da Giovanni Montresori il

Il 28 aprile scorso, presso la Sala al primo piano del Mercato coperto di Ravenna, organizzato dal Rotary Club Ravenna Galla Placidia, si è tenuto un Interclub con i Rotary di Ravenna, Faenza, Lugo, Castelbolognese ed Imola, al quale ha partecipato come relatore Giancarlo Mazzuca.

A fare gli onori di casa è stato il Presidente del Rotary Galla Placidia Federico Spadoni che ha introdotto il relatore, coautore recentemente, insieme al fratello Alberto, di un libro pubblicato da Baldini & Castoldi, dal titolo Indro Montanelli. Dove eravamo rimasti?

La serata, alla quale hanno partecipato i presidenti dei vari Club e numerosi soci, ha rappresentato l’occasione per Mazzuca per ricordare, a oltre vent’anni dalla scomparsa, la figura di Indro Montanelli, grande giornalista e testimone del Novecento, già direttore del “Corriere della sera”, del “Giornale”, della Voce”, dopo essere stato corrispondente di guerra per diverse testate giornalistiche.

Poiché Giancarlo Mazzuca ha ricoperto la figura di vice-direttore di Montanelli a “La Voce” ed è stato suo collaboratore in più occasioni nel corso della sua carriera giornalistica, ha avuto modo di conoscere non solo la figura del professionista – politicamente controverso, sicuramente fuori dagli schemi – ma anche quella dell’uomo, raccontando episodi della sua vita che consentono di capire meglio la tipologia del personaggio: sempre in redazione, non si chiudeva mai in ufficio (tranne la domenica pomeriggio, quando voleva sentire “Tutto il calcio minuto per minuto”) ed era preciso punto di riferimento per i suoi collaboratori (alcuni dei quali sono poi stati etichettati come i c.d. Montanelli boys).

Inseparabile dalla sua macchina da scrivere portatile (non passò mai al pc o al tablet), pronto a correggere, controcorrente (e quindi non linea con il potere costituito, ma neanche con le opinioni correnti), ha sempre cercato di essere indipendente a tutti i costi e di non farsi condizionare, al punto da rifiutare di diventare senatore a vita, preferendo la sua attività libera da giornalista, a cui è rimasto fedele fino al termine della sua vita, passata dalla fondazione della “Voce” al ritorno al “Corriere della sera” come opinionista, dopo le rotture con Silvio Berlusconi.

Mazzuca ha ricordato anche il legame fra Montanelli e Leo Longanesi, che considerava suo maestro, che lo ha portato ad apprezzare la Romagna, anche se poi non sempre sul piano delle scelte si sono trovati a condividere le stesse opinioni.

La particolarità del personaggio lo portò, qualche giorno prima della morte, a scrivere per se stesso il suo necrologio, accomiatandosi dai suoi lettori.

La serata è stata particolarmente piacevole perché ha consentito di ricordare la grandezza del giornalista indipendente, considerato talvolta fascista o comunista: probabilmente nessuna etichetta si adatta a Montanelli, che invece è stato di sicuro uno spirito libero, in grado però di insegnare ai propri collaboratori cosa sia il vero giornalismo.

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